MESOZOI


Al tipo o phylum dei Mesozoi appartengono organismi animali di ridottissime dimensioni, endoparassiti di Invertebrati marini. Vennero indicati con il termine di Mesozoi in quanto si pensava rappresentassero delle forme intermedie fra Protozoi e Metazoi. Questa interpretazione non fu per un certo tempo però seguita e i Mesozoi vennero considerati dei Metazoi nei quali l'organizzazione del corpo appare estremamente semplificata come diretta conseguenza della vita parassitaria.

Sono stati anche chiamati Planuloidei e Moruloidei, in quanto da una parte l'organizzazione di alcune specie ricorda quella di una planula, la tipica larva dei Celenterati, dall'altra nel corso dello sviluppo embrionale non viene superato lo stadio di morula.

Alcuni Autori, allo scopo di dare a questi organismi una posizione sistematica ben definita, hanno cercato di mettere in evidenza delle affinità fra i Mesozoi e altri gruppi animali quali ad esempio Turbellari, Rotiferi, Celenterati, Echiuridi ed Echinodermi. Le affinità riscontrate non appaiono peraltro significative a nessun livello, per cui la tendenza più recente è appunto quella di fare dei Mesozoi un gruppo a sé stante.


Il termine stesso mesozoi, ossia animali di mezzo, vuol sottolineare la condizione di primitività di questo phylum, a metà strada fra i protisti unicellulari ed i metazoi. Si tratta di organismi pluricellari dalla non chiara origine evolutiva, ritenuti come una via verso la pluricellularità meno vincente rispetto a quella degli eumetazoi.


Fino a non molto tempo fa si riteneva che i mesozoi fossero dei platelminti estremamente regrediti in rapporto alla vita parassitaria, ma questa teoria non è oggi ritenuta plausibile per i caratteri di forte primitività. All’avvicinamento dei mesozoi ai protisti rispetto che ai platelminti convergono anche studi biochimici ed embriologici, ad esempio manca lo stadio di gastrula e lo sviluppo procede fino alla morula (vengono chiamati anche moruloidei o planuloidei). Questo non sta a significare che i mesozoi siano un anello di congiunzione fra protisti e metazoi, ma piuttosto un vicolo cieco dell’evoluzione della pluricellularità a partire dai ciliati anziché, come forse è successo per gli altri animali, dai flagellati.

Si tratta di animali vermiformi, lunghi fino a 7 mm, di solito molto più piccoli, privi di apparati circolatorio, nervoso ed escretore, costituiti da un numero limitato di cellule costante da specie a specie (fenomeno di eutelia). le cellule sono disposte in due strati: uno interno, rappresentato da un numero variabile di cellule allungate a funzione riproduttiva (cellule assiali), ed uno esterno, cigliato, deputato al movimento e alla digestione (somatoderma).

Hanno duplice modo di essere nel corso dello sviluppo (metagenesi); gli adulti vermiformi pullulano nei sacchi urinari dei cefalopodi bentonici e possiedono il tipico aspetto allungato, essendo costituiti da una a 10 cellule riproduttive oblunghe (cellule assiali), circondate da un manicotto di 20-30 cellule cigliate esterne, che rappresentano il soma. Nell'ospite si riproducono asessualmente e, quando la densità diviene eccessiva, producono gameti che danno luogo ad una generazione larvale che fuoriesce e va ad insediarsi in un nuovo ospite.

Sono parassiti endocellulari o endocavitari di invertebrati marini, ermafroditi, riproducentisi sia sessualmente che asessualmente, divisi in due ripartizioni comprendenti organismi piuttosto diversi, le cui affinità vengono talora messe in discussione:

  • Rhombozoa (Rombozoi)

  • Orthonectida (Ortonettidi)



    PLACOZOI


    I Placozoi sono organismi privi di forma costante, dal corpo privo di polarità e di dorsoventralità. Non esistono organi né tessuti: la parete esterna del corpo è costituita da un complesso cellulare flagellato (il cinetoblasto) privo di soluzioni di continuità, nell'ambito del quale gli elementi a contatto con il substrato appaiono allungati, con la base affusolata, mentre le cellule rivolte verso l'acqua ambiente si presentano notevolmente appiattite (in Treptoplax, secondo dati della fine del XIX secolo, in attesa di conferma, queste ultime cellule sarebbero prive di flagelli).


    Non si tratta, comunque, di cellule stabilmente differenti, ma di distinti aspetti di un unico tipo cellulare, determinati da diversi momenti funzionali. Il cinetoblasto racchiude una massa interna di cellule prevalentemente ameboidi (il fagocitoblasto), frammiste alle quali si incontrano cellule più o meno tondeggianti, con inclusioni di varia natura.


    Gli elementi del fagocitoblasto sono immersi in una matrice anista, fluida. La locomozione sul substrato avviene senza che l'organismo sia in grado di mantenere una qualunque direzionalità, e si osservano continue variazioni del perimetro dell'animale. Tale modalità di locomozione è formalmente simile al movimento ameboide. In realtà, il moto è determinato dall'azione dei flagelli dei cinetociti a contatto con il substrato: le variazioni di perimetro, di cui sono responsabili i fagociti della massa interna, hanno un significato locomotorio scarso o nullo.

    L'assunzione dell'alimento, costituito da minute particelle organiche, avviene ad opera dei singoli cinetociti, per fagocitosi. Il cinetocita che ha inglobato una particella alimentare perde il flagello e migra all'interno, dove si comporta come un fagocita, completa la digestione ed emette parte delle sostanze digerite. Gli inclusi cellulari che spesso si osservano nei fagociti ('sfere brillanti' e 'pigne giallo-brune') rappresentano sostanze di accumulo.

    I movimenti ameboidi dei fagociti, il cui effetto più evidente sono le continue variazioni del perimetro dell'animale, determinano un continuo mescolamento del liquido intercellulare, che favorisce la distribuzione delle sostanze digerite e la rimozione dei prodotti di rifiuto. I fagociti non in attività digestiva sono in grado di migrare in superficie e, assumendo un flagello, trasformarsi in cinetociti.

    La riproduzione asessuale avviene per scissione del corpo in due masse più o meno equivalenti, che permangono abbastanza a lungo collegate tramite un sottile ponte cellulare, prima della definitiva separazione degli individui figli.

    Sono stati osservati anche la riproduzione sessuale, che prende le mosse da gameti, i quali si differenziano a partire da fagociti, nonché i primissimi stadi dello sviluppo embrionale. I dati in nostro possesso, peraltro, sono ancora eccessivamente scarsi e frammentari per permettere di ricostruire l'embriogenesi dei Placozoi.

    Poche specie appartengono a questo phylum costituito nel 1971, secondo vari studiosi trattasi sempre dell’unica Trichoplax adhaerens, secondo altri comprendenti anche Treptoplax reptans, caratterizzate da un’organizzazione assai semplice non molto diversa dai probabili pionieri dei metazoi, con corpo marcatamente depresso, formato da due foglietti (condizione diploblastica, come i Celenterati), irregolare, sensibile, flagellato da entrambi i lati.

    La faccia ventrale è costituita da cellule cubiche di origine endodermica, ciascuna fornita di un flagello ed intramezzate da cellule ghiandolari che assorbono per fagocitosi le particelle alimentari. La faccia dorsale è rivestita da un epitelio piatto di origine ectodermica, anch’esso flagellato ma privo di cellule ghiandolari, lato del corpo ove non si assiste a nutrizione. Fra i due foglietti cellulari si trovano cellule stellate e fusiformi immerse in un liquido, tutte collegate, che contraendosi permettono il movimento dell’organismo.

    Mancano di apparato circolatorio e nervoso, mentre l’escrezione è affidata alla semplice diffusione tramite la superficie del corpo.