Il nome Paleozoico ("vita antica"), così come quello di Era Primaria, deriva dal fatto che, in passato, essa era considerata la prima era geologica, coincidente con la comparsa dei primi esseri viventi di cui si siano scoperte le testimonianze; convinzione che venne smentita dalla scoperta di rocce più antiche, contenenti reperti fossili, in rocce del Precambrico.

L' Era Paleozoica incomincia circa 570 milioni di anni fa; il periodo con cui l'era si apre è detto Cambriano. A quel punto della storia della vita "i giochi sono fatti" . Nei mari sono già presenti organismi pluricellulari vegetali (capaci di effettuare la fotosintesi: sono le alghe) e organismi pluricellulari capaci di mangiarle e di mangiarsi tra loro (animali).

L'era Paleozoica copre l'intervallo di tempo che va da 542 a 251 milioni di anni fa, fino alla comparsa dei progenitori dei dinosauri, i Tecodonti. Il Paleozoico è diviso in sei periodi:



  • Cambriano

  • Ordoviciano

  • Siluriano

  • Devoniano

  • Carbonifero

  • Permiano


  • La grande diversificazione della vita animale, chiamata da molti paleontologi il "big bang" dell’evoluzione, si verificò nei primi 60 milioni di anni di quest’era (Cambriano).

    Nella formazione rocciosa nota come Burgess Shale, vicino a Field nella Columbia Britannica (Usa), si possono osservare fossili eccezionalmente ben conservati di questo periodo.

    Le piante invasero per prime le terre emerse verso la fine dell’Ordoviciano, all'inizio con forme più semplici come alghe, muschi e licheni e poi via via in forme più complesse, fino a giungere alle piante superiori, quelle, per intenderci, che presentano fusto, radici e foglie.

    Nei primi momenti dell'invasione delle terre emerse da parte delle piante, risultarono fondamentali alcuni eventi: lo sviluppo di spore, strutture riproduttive in grado di tollerare la mancanza d'acqua; la comparsa della cutina, una sostanza grassa che protegge il corpo della pianta da un'eccessiva evaporazione; la formazione degli stomi, microscopiche aperture che permettono gli scambi gassosi con l'esterno; la capacità di produrre lignina, una sostanza che fa parte delle strutture di sostegno e di conduzione dei nutrienti all'interno della pianta e l'evoluzione di organi come le radici e le foglie.

    I gruppi di piante più primitivi, giunti fino ai nostri giorni, come felci ed equiseti o come le conifere e le cicadaceae, non avevano ancora fiori e sono denominate gimnosperme. Nel percorso dell'evoluzione le piante formarono nuove importanti strutture, fra le quali il fiore che ha giocato un ruolo determinante. Le angiosperme, piante con fiori, da 100 milioni di anni dominano la Terra.

    Al termine di questo periodo vi fu la prima glaciazione paleozoica (a quell’epoca il Nord Africa era all’altezza del Polo Sud).

    Successivamente compaiono i primi animali terrestri (phylum degli artropodi), che circa 400 milioni di anni fa colonizzarono la terraferma. Esistevano scorpioni lunghi alcuni metri e libellule con aperture alari grandi come quelle di un uccello. Comparvero poi gli Anfibi, che potevano vivere sia nell'acqua che sulla terraferma. Tutti questi gruppi derivano dall'evoluzione di organismi marini, sviluppati e diversificati attraverso mutazioni e adattamenti all'ambiente. I Rettili furono i primi vertebrati adattati completamente alla vita terrestre. Essi ebbero un'enorme diffusione e, con le forme più varie, occuparono quasi tutte le nicchie ecologiche disponibili, in acqua, in terra e in aria, dominando a lungo il nostro pianeta. Diramazioni evolutive dei Rettili portarono alla comparsa degli Uccelli e dei Mammiferi.

    Il raffreddamento del pianeta causò la prima delle 5 estinzioni di massa del Fanerozoico (la seconda fu nel Devoniano).



    Durante il Cambriano due continenti dell’emisfero nord si scontrarono, formando una catena montuosa i cui resti si ritrovano oggi in Scandinavia, in Gran Bretagna e nella regione degli Appalachi in Nord America. Sul nuovo continente, chiamato Laurussia, si depositò un potente strato di sabbie rosse.

    Il Laurussia si scontrò poi con il Gondwana, l’altro grande continente di quell’era, e l’atto finale fu la formazione di un’unica grande superficie emersa, la Pangea, che durante il Carbonifero e il Permiano si trovava circa all’altezza del Polo Sud. Tuttavia, la regione della ex Laurussia si spingeva sino all’Equatore, così che su di essa si svilupparono estese foreste, che diedero origine ai depositi di carbone da cui deriva il nome Carbonifero.

    Il Paleozoico terminò con la peggiore estinzione di massa della storia terrestre. Il 90 per cento delle forme viventi scomparve.

    La causa è ignota, ma si sospetta l’impatto di oggetti extraterrestri. Gli animali marini già avevano subito una estinzione a poco a poco 30 milioni di anni prima a causa di un notevole mutamento e ritiro delle acque degli oceani.



    Il livello marino era infatti diminuito ovunque con la conseguente mutazione delle caratteristiche chimiche delle acque. Nelle zone che rimanevano scoperte, si creavano dei bassifondi privi di ossigeno e la vita senza ossigeno si spegneva inesorabilmente.

    Questi imprevisti mutamenti portarono alla scomparsa di innumerevoli specie di animali tra i quali anche i trilobiti che si sono estinti nel corso del Permiano. Nel complesso, però scomparvero solo pochi grandi gruppi, ma la decimazione di specie all'interno di quei gruppi che riuscirono a sopravvivere fu drammatica. Ad esempio su 125 generi di Phylum, ne sopravvissero solo 2 e tra i cefalopodi a conchiglia a spirale su 16 famiglie solo una si salvò dall'estinzione.

    La vita rigogliosa dei mari poco profondi, si estinse inesorabilmente, mentre sembra che gli organismi degli oceani profondi, al contrario non abbiano risentito di questa crisi.

    Recenti scoperte, effettuate da scienziati della NASA e divulgate sulle pagine di "Science" attribuiscono questa terribile estinzione alla caduta di un gigantesco bolide celeste, un asteroide o un frammento di cometa, da 6 a 12 chilometro di diametro, che sarebbe giunto sul nostro Pianeta innescando una serie di reazioni a catena, tra le quali devastanti eruzioni vulcaniche.

    Di particolare intensità fu l'eruzione che produsse 1,5 milioni di chilometri cubici di lave basaltiche che oggi tappezzano per centinaia di migliaia di chilometri quadrati le pianure della Siberia, eruttate da lunghissime fratture nella crosta terrestre.

    E' probabile che, in seguito all'impatto del bolide celeste, nel breve volgere di 10.000 anni, immense nubi di gas vulcanico contenenti biossido di zolfo si alzassero nell'atmosfera, generando piogge acide letali per la flora e la fauna continentali; è possibile che le nubi schermassero al tempo stesso i raggi solari, dando luogo ad un interminabile inverno. L'improvviso raffreddamento del pianeta, avrebbe generato l'ispessimento delle calotte glaciali, ed il conseguente abbassamento del livello degli oceani, che provocò la scomparsa di gran parte delle specie marine.

    Il luogo dell'impatto del corpo celeste è ancora oggi imprecisato: in 250 milioni di anni, la superficie terrestre ha subito cambiamenti troppo radicali perché sia conservata traccia dell'immane collisione.

    E' anche possibile che a questi eventi tettonici e climatici si sia aggiunto l'impatto del meteorite, causando una combinazione di eventi sfavorevoli che portò all'estinzione la quasi totalità degli organismi marini, ed una parte consistente di quelli terrestri.

    L'estinzione nel periodo tardo Permiano interessò ben il 95% di tutte le specie presenti sulla Terra, contro il 75% del periodo in cui si estinsero i dinosauri: 'Il periodo tardo Permiano rimane dunque un rebus, dal momento che non c'è alcuna prova dell'impatto di un asteroide'.

    Quale spiegazione, allora, per questa estinzione di massa? I ricercatori hanno dimostrato che nel tardo Permiano le acque profonde degli oceani erano prive di ossigeno e ulteriori ricerche hanno evidenziato come, all'epoca, l'area della piattaforma continentale fosse anch'essa priva di ossigeno. Una possibile spiegazione, dunque, è che il livello del mare si sia tanto innalzato da far sì che le acque profonde, prive di ossigeno, ricoprissero la piattaforma. Una seconda possibilità, invece, è che le acque superficiali dell'oceano si siano mescolate con quelle profonde, portando al livello superficiale le acque prive di ossigeno.

    A questo punto, la decomposizione di organismi nell'oceano profondo può aver determinato una sovrabbondanza di anidride carbonica. Ad ogni modo, ha affermato Kump, 'è improbabile che l'estinzione di massa sulla Terra sia stata una conseguenza dei livelli di anidride carbonica. Inoltre le piante, in generale, amano questa sostanza ed è dunque inverosimile pensare a tale elemento come ad un meccanismo killer'. Al contrario, l'idrogeno solforato - prodotto negli oceani attraverso la decomposizione del solfato ad opera di particolari batteri - può facilmente uccidere piante ed animali oceanici e terrestri.

    In realtà la crisi paleozoica non fu la prima, altre due catastrofi avevano rimescolato la fauna in precedenza: una alla fine del Precambriano, 650 milioni di anni fa, durante la quale scomparvero soprattutto alghe unicellulari e l’altra alla fine del Cambriano. 500 milioni di anni fa, quando i trilobiti, gli animali allora più diffusi. subirono un deciso ridimensionamento. Nel periodo Ordoviciano i trilobiti superstiti. che sopportavano bene le acque fredde, ricolonizzarono gli ambienti lasciati vuoti dai trilobiti estinti. Poi però ci fu, appunto, la catastrofe dell’Ordoviciano che comportò l' estinzione del 25% delle specie preesistenti.



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