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L'EVOLUZIONE E' UN BRICOLAGE

Per la prima volta, una simulazione al computer ha mostrato il meccanismo alla base dell'evoluzione del corredo genetico degli organismi. Da quelli più semplici, come il lievito o i batteri, fino all'uomo. E ha fornito una prova a sostegno della teoria del bricolage evolutivo. Secondo la quale l'evoluzione biologica avviene riutilizzando al meglio il materiale a disposizione nel genoma, e non secondo un'attività ingegneristica. Lo sostengono Giovanni Lavorgna e Edoardo Boncinelli, i due genetisti che hanno condotto la ricerca presso l'Istituto San Raffaele di Milano. Lo studio, pubblicato su Trends in Genetics, ha esaminato il comportamento dei geni appartenenti a 39 specie differenti. Da cui si è evidenziata una tendenza comune agli organismi più evoluti: quella di utilizzare e rielaborare l'informazione ereditata dagli organismi che li hanno preceduti nella scala evolutiva. Ma questa capacità potrebbe essere anche la causa di alcune malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Creutzfeldt - Jakob. La simulazione utilizzata infatti ha mostrato che le proteine degli organismi evoluti si ripetono secondo una struttura modulare, nella quale gli stessi segmenti si riproducono più volte. Questo fenomeno procedendo a una velocità superiore rispetto agli organismi elementari "ha permesso al cervello umano di triplicare il suo volume in soli tre milioni di anni", ha osservato Boncinelli. Ma, in particolari circostanze, avrebbe provocato la tendenza delle proteine a precipitare nelle cellule nervose bloccandone quindi il funzionamento. Quest'ipotesi - detta meccanismo del bricolage evolutivo - era già stata avanzata 20 anni fa Francois Jacob, premio Nobel per la medicina. [posted 9.3.2001]


Ancora tracce di vita su Marte


Gli scienziati convinti dell'esistenza di tracce di vita su Marte non demordono. E annunciano un'altra vittoria. Anzi due, come le pubblicazioni sui Proceedings of the National Academy of Science e su Precambrian Research. L'attenzione del primo studio è su ALH84001, il meteorite di origine marziana datato 4,5 miliardi di anni e ritrovato in Antartide. Già nel 1996 le polemiche intorno alle tracce di vita su Marte si erano incentrate analisi di questo corpo celeste. Ma ora i ricercatori della Nasa non hanno dubbi: ALH84001 contiene lunghe catene di cristalli di magnetite.


"Di chiara origine biologica", come ha spiegato Imre Friedmann, del centro di ricerche Ames dell'agenzia spaziale americana. E diverse da qualsiasi altra forma, sia naturale che di laboratorio, di magnetite inorganica ritrovata sulla Terra. I cristalli ritrovati su ALH84001 hanno infatti una morfologia unica che testimonia la loro origine extraterrestre ma, allo stesso tempo, dimostrano la presenza di batteri, e quindi di vita, nell'ambiente che li ha ospitati. Il secondo studio non fa che confermare il primo: anche altre due meteoriti marziane - Nakhla e Shergotty - vecchie rispettivamente 1,3 miliardi e circa 170 milioni di anni, mostrano le stesse tracce di microfossili ritrovate nel corpo celeste più antico, appunto ALH84001. [27.2.2001]


Quando la drosophila assume cocaina

Moscerini della frutta ed esseri umani hanno qualcosa in comune. Questi insetti presentano, infatti, le nostre stesse caratteristiche nella dipendenza da cocaina. L'hanno scoperto gli scienziati dell'Howard Hughes Medical Institute studiando il Dna della Drosophila californiana. La ricerca permetterà di conoscere meglio gli effetti della "polvere bianca" sul nostro organismo. Per ora sappiamo che chi assume cocaina produce una quantità tale di dopamina capace di mandare in tilt i neurotrasmettitori cerebrali, responsabili dello scambio di informazioni chimiche tra i neuroni. A conferma dell'analogia con gli insetti, gli scienziati hanno individuato nei moscerini una proteina, ribattezzata Drosophila dopamina transporter, simile all'equivalente umana, che facilita il trasferimento di dopamina e dalla quale impareremo molto sulla dipendenza da cocaina nella nostra specie. Lo studio americano suggerisce inoltre la possibilità di poter ricorrere anche in futuro ad animali come questi, facilmente reperibili in grandi quantità e a bassi costi, che sembrano possedere geni e proteine simili ai nostri (5.2.2001).



GONDWANA : E il moa svelò l'età del supercontinente

Dal Dna di un uccello arrivano conferme sull'età del Gondwana: il supercontinente risalirebbe a circa 200 milioni di anni fa. Ne sono convinti i ricercatori dell'Università di Oxford che hanno pubblicato su Nature uno studio sull'argomento. La madre di tutti i continenti, la Pangea, ha iniziato a suddividersi 200 milioni di anni fa originando altri due supercontinenti, il Gondwana e la Laurasia. Il primo, in particolare, era popolato da molte specie di strani uccelli senza ali della famiglia dei ratiti. Uno di questi uccelli giganti si chiamava moa. E proprio le sue piccole ossa, riportate alla luce di recente in Nuova Zelanda, sono ora in grado di raccontare la storia del continente dove questa specie ha vissuto.Ecco come gli scienziati sono giunti alla datazione: dopo aver riportato alla luce fammenti di scheletro appartenuto al moa, i ricercatori hanno isolato i resti del Dna dei mitocondri (l'mtDna) - le strutture dedicate alla fabbricazione di energia per le cellule - per studiarne l'evoluzione. Hanno così scoperto che il mutamento dell'mtDna è avvenuto secondo fasi costanti e quindi può essere usato come orologio molecolare per conoscere la storia della specie. Per tarare l'orologio molecolare, l'équipe guidata da Alan Cooper ha comparato l'mtDna con la sequenza dei geni di un altro ratite estinto, l'uccello elefante del Madagascar, e con alcuni animali viventi come l'emu.

Così è stato possibile stabilire le origini di molti ratiti e datare il probabile periodo in cui alcuni gruppi di questa famiglia si separarono per evolvere in specie differenti. La datazione dei fossili inoltre ha svelato che i ratiti furono la principale famiglia di animali che abitò i territori del Gondwana. Ma non solo: la struttura della loro evoluzione, secondo i ricercatori, dà utili informazioni sul periodo in cui gli attuali continenti si staccarono dal Gondwana per lasciare isolate queste popolazioni di uccelli. (10.2.2001)




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